«Ah, cotichin, null’altra a te somiglia
in fragranza e in sapor vivanda eletta!
Quando tu giungi inarca ognun le ciglia.
I grati effluvi ad assorbire in fretta
si spalancano i tubi ambo nasali
e un “Oh” comune il godimento affretta».
Questi versi sono tratti da “Gli Elogi del Porco” opera del 1761 scritta dall’abate Giuseppe Ferrari, sotto lo pseudonimo di Tigrinto Bistonio, come elogio di questo animale del quale “non si buttava via niente”.
L’origine del cotechino è molto antica e deve il suo nome alla “cotica” ovvero la cotenna di maiale. Questo tipo di insaccato veniva preparato principalmente dalle famiglie povere e contadine che si erano specializzate nella lavorazione di tutte le parti del maiale e nella loro conservazione, affinché nulla andasse sprecato.
Il maiale è stato per centinaia di anni la principale fonte di sostentamento delle nostre popolazioni poiché era facile da allevare, venendo nutrito con alimenti di scarto. Conosciuto dunque come elemento povero, assume invece importanza e lustro solo agli inzi del secolo scorso per merito del grande “padre” della cucina italiana, Pellegrino Artusi.
Nel 1910 dedica la ricetta numero 322 della sua opera “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” al magnifico “cotechino fasciato” …
FRASE TRATTA DALLA RICETTA DI P.ARTUSI “Sale e pepe non occorrono perché il “coteghino” contiene ad esuberanza questi condimenti
Il cotechino è un alimento che ha attraversato la storia, viaggiando attraverso secoli e tradizioni di tutte le famiglie della Pianura Padana. Per molti è diventato un simbolo che descrive: abbondanza, felicità, salute.
Per noi emiliani è diventato un piatto tipico della cucina regionale e da Trattoria Tony lo potete assaporare accompagnato dall’immancabile purè di patate
Ricordati di prenotare un tavolo!